Nel 1983, in occasione del bicentenario della
nascita di Irving, Italo Calvino scrisse su La Repubblica : -[…] Gli amici a
cui m’è venuto di parlarne mi hanno chiesto perché mai m’interessavo proprio di
Washington Irving, scrittore insipido e infantile-. Concludendo con una
risposta palesemente definitiva: -Agli americani, di Washington Irving non
gliene importa niente-.
Ebbene, seppur Irving per alcuni possa essere
considerato un autore minore, lo scrittore di alcuni racconti e nessun romanzo,
un autore di saggi ma di poche allegorie, in realtà egli è stato un pioniere
nella letteratura americana. Washington Irving ha anticipato temi e narratoti,
preparando le basi per il Rinascimento Americano, senza però farne parte, e
fungendo da ponte tra la vecchia cultura inglese e quella originale del Nuovo
Mondo.
Washington Irving nacque a New York nel 1783,
ultimo di undici figli e appartenente a una ricca famiglia di commercianti di
origine olandese.
Studiò da avvocato, ma la passione per la
letteratura lo portò lontano da quella strada per dedicarsi dapprima alla
collaborazione con varie testate giornalistiche, poi ai viaggi in Europa, dove
poté conoscere storie e culture che avrebbero ispirato alcuni suoi racconti e
segnato la sua produzione.
Nel 1809 pianse la morte dell’amata Mathilda
Hoffman e nello stesso anno pubblicò una storia di New York, dove mostrò per la
prima volta le sue doti di autore satirico e dove comparve il personaggio di
Diedrich Knickerbocker, destinato a imperitura fama e il cui cognome finì per
indicare tutti i cittadini della città.
Nel 1812 prese parte al conflitto
amricano-britannico, ma gli ingenti danni che la guerra stava causando
all’economia del paese, lo costrinsero a cercare rifugio in Europa al fine di
salvare quello che restava degli affari di famiglia. Qui ebbe l’occasione di
conoscere e frequentare scrittori affermati quali Walter Scott, Thomas Moore e
Mary Shelley, con la quale condivise una breve storia d’amore.
Tra il 1819 e il 1820 scrisse saggi, novelle e
storie che confluirono nella sua più celebre opera, Il Libro degli Schizzi, che Irving pubblicò con lo pseudonimo di
Geoffrey Crayon. Il testo raccoglieva, fra gli altri, i racconti Rip Van Winkle e il mistero di Sleepy Hollow, ricalcanti miti del vecchio mondo ma
che divennero emblema della cultura americana.
Nel primo Irving descrisse il tema del sonno
magico: il protagonista partecipa al raduno di bizzarre creature e si ubriaca
fino a perdere i sensi. Si risveglierà solo molti anni dopo, ormai divenuto
vecchio, e tornando al suo paese troverà tutto cambiato, la figlia fatta donna
e l’insopportabile moglie ormai morta, così come gli amici di un tempo; ma avrà
anche l’occasione di cominciare una nuova, seppur breve, esistenza.
Nel secondo Irving contrappone la figura dell’uomo
modello, Ichabod Crane, a quella del suo rivale in amore, un bellimbusto di
poco cervello, incarnante i difetti dei nuovi americani e cioè l’accumulazione,
la speculazione, il calcolo e l’investimento. Il racconto è arricchito dalla
suggestiva figura del cavaliere senza testa che perseguiterà Ichabod sino al
(sospeso) finale.
Questi racconti sono destinati ad arricchire
l’immaginario collettivo sino ai giorni nostri, senza perdere mai la loro forza
ma ispirando racconti, fumetti e film negli anni a venire.
Ne Il Libro
degli Schizzi (pubblicato in Italia da Newton Compton col titolo Il mistero di Sleepy Hollow e altri racconti),
sono contenute altre perle come ad esempio Lo
sposo fantasma o gli scritti politici rivolti al problema indiano.
Tornò in America nel 1832 e si dedicò ampiamente ai
nativi americani, visitando i territori parzialmente inesplorati dell’ovest ed
elaborando numerosi scritti rivolti a prenderne le difese. Viaggiando ancora
verso l’Europa, dal 1842 al 1846 ricoprì la carica di Ambasciatore degli Stati
Uniti in Spagna.
Desideroso di riposo, Irving tornò definitivamente
in patria nel 1846, stabilendosi nella sua tenuta di Sunnyside, vicino a New
York. Qui si spegnerà nel novembre del 1859.
Washington
Irving fu il primo autore statunitense ad avere fama internazionale e il suo
operato ispirò grandi nomi come Edgar Allan Poe e Henry Wadsworth Longfellow.
In lui convissero le grandi doti dell’autore della sua epoca: la sconfinata
conoscenza, l’arguzia e la curiosità priva di pregiudizi verso popoli e culture
diversi.
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